domenica 14 aprile 2013

Superman: Red Son



Ok ok, lo ammetto. Superman: Red Son è un figata. Ci sono arrivato tardi. Direi dieci anni dopo.

Io d'abitudine mi muovo con lentezza. Non sono uno di quelli che si fionda in fumetteria, e fare file chilometriche, per accaparrarmi prima del mio vicino un albo, non è nelle mie corde. Nemmeno quando deve uscire un titolo che stuzzica molto la mia fantasia. Mi dico sempre (perché sì, parlo da solo): "lo recupererò" o "lo comprerò su internet". Ovviamente non c'è nulla di più sbagliato.
"Lo recupererò" di solito può portare a due conseguenze. L'albo sparisce dalla faccia della Terra. Chi è stato abbastanza scaltro da acquistarlo subito, lo tiene in una nicchia apposita a casa e ogni sera sacrifica vergini in suo onore. Otterrei più facilmente il permesso dal Papa di sputare nella sua tiara, piuttosto che quello di poter sfogliare l'albo. E glielo ho chiesto al Papa eh. La seconda opzione è invece quella di ritrovarmelo davanti in ogni fumetteria, edicola, salumeria e/o ferramenta. Insomma nessuno se lo è voluto comprare... e di solito non è proprio indice di qualità! La conferma di solito arriva quando con dieci bustine di dash te lo regalano.
"Lo comprerò su internet" è strettamente collegato al primo punto. Se è introvabile in fumetteria io ogni volta (ogni dannatissima volta) mi illudo di poterlo trovare su internet. Al grido di: "Questa è la volta buona!" (perché sì, oltre a parlare da solo urlo anche) passo mezza nottata a digitare caratteri sul web. Dopo che mezzo universo ha capito che mi venderei reni e renne, raggiungo l'illuminazione. Il prezzo medio dell'albo raggiunge cifre che seguono la legge di Fruzzolone: il numero di euro che serve, è direttamente proporzionale al numero di annunci che leggi e inversamente proporzionale al tempo che passi a lavare i piatti nella settimana. Per farla breve, non c'è speranza a meno che tu sia il sultano del Brunei (o Roberto, il mio amico lavapiatti al ristorante al centro, ma questa è un'altra storia).

Il tocco di classe: la copertina futurista

Ma passiamo al vero e proprio Superman.
Intanto dico: "Grazie RW Lion". Perché me lo hai ristampato, dandomi modo di non ripetere l'errore fatto dieci anni fa. 
E' il 1995 quando Millar si pone una semplice domanda: e se l'astronave di Superman avesse sbagliato mira e fosse finita nel blocco sovietico?
Ci mette (anche lui!) quasi dieci anni a rendere questa semplice domanda una storia con un capo e una coda, e visto il risultato direi che era il tempo giusto.
Io personalmente adoro i "What if" e gli "Elseworlds", tutte quelle serie che sradicano i personaggi classici dalle loro fondamenta e fanno vivere loro avventure in tempi e luoghi diversi, molto più delle serie regolari che, dopo un po', stufano anche.
Superman: Red Son ne è l'esempio lampante. 
Il buon vecchio Superman mantiene le caratteristiche che lo contraddistinguono da sempre: una forza di volontà fuori dal comune, l'ideale della pace a ogni costo, super poteri classici (al limite della Golden Age). Solo che non sono al servizio dello Zio Sam, ma piuttosto della visione comunista portata avanti da Stalin. 
Supes prenderà proprio il posto di quest'ultimo e renderà il mondo un immenso blocco simil-sovietico, a cui si oppongono ovviamente i soli Stati Uniti, capeggiati da Lex Luthor (tra i migliori letti finora). Con l'aiuto di personaggi classici della mitologia dell'universo DC rivisitati (come un Batman terrorista, che ho apprezzato particolarmente), Millar (alla penna) e Dave Johnson/Kilian Plunkett (ai disegni), ci fanno vivere forze e debolezze di due fazioni che hanno fatto della Guerra Fredda il loro stile di vita.
Vorrei dire tante cose su questo albo e sulla sua storia, ma son sicuro che finirei per rivelare passaggi che colpiscono particolarmente se letti per la prima volta.

Consigliatissimo. 


P.S. Non fate come me! Correte in fumetteria (perché io non ve lo presto, mi mancano ancora tre vergini da sacrificare!)

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